Meglio essere felici

baumann
Zygmunt Bauman (1925-2017), recentemente scomparso, è stato uno de gli intellettuali più rappresentativi del suo tempo.
Fra le sue opere principali segnaliamo “Dentro la globalizzazione: le conseguenze sulle persone” e “Modernità liquida”, entrambi pubblicati in Italia da Laterza.
Recentemente è stato pubblicato da Lit Edizioni un libriccino che contiene una riflessione di Bauman sul tema: “Meglio essere felici”.
La felicità promessa dal progresso moderno è associata a un’esistenza priva di turbamenti, di inciampi, senza sforzo. Ma siamo proprio sicuri che questa sia felicità? Richiamando con emozione pensatori quali Johann Wolfgang von Goethe o Alexis de Tocqueville, Sigmund Freud o Max Scheler, Zygmunt Bauman riflette sulle cause sociali della felicità e dell’infelicità dei nostri giorni. Mentre il mercato consumistico produce clienti insoddisfatti, una strana malinconia pervade gli abitanti delle nostre democrazie. La solitudine, virus dell’era contemporanea, nutre il business dei social network, e intanto l’amicizia, l’amore e la necessità vitale di vivere assieme agli altri all’interno della polis comune tendono a sparire. Bauman disegna il tragitto dell’essere umano che, fra destino e carattere, si muove alla ricerca della felicità. Se la felicità non è uno stato permanente, se è difficile definirne il contenuto – come insegna il pensiero filosofico, da Aristotele a Kant – una cosa è comunque certa: meglio essere felici che infelici.
Stringente la conclusione dell'autore, e non priva di speranza: “Se vi state chiedendo quale sarà il futuro della felicità, è opportuno che ricordiate, fra le altre cose, la seguente, che è di straordinaria importanza: la felicità comincia a casa. Non su internet, ma a casa, in contatto con le altre persone”.