Pagine dalla letteratura teosofica

raja yoga
“Raja yoga o occultismo” di H.P. Blavatsky, (Casa Editrice Astrolabio, 1981),pagg. 104-105. Pubblicato sulla Rivista Italiana di Teosofia di ottobre 2018.

Gli Elementali
L’Etere Universale, agli occhi degli antichi, non era semplicemente un qualcosa di vuoto, diffuso in tutta l’estensione del cielo. Per essi era un oceano senza limiti, popolato, come lo sono i mari terrestri che ci sono familiari, di Dei, di Spiriti Planetari e di creature mostruose o insignificanti, che avevano in ogni loro molecola i germi della vita, dagli stati potenziali fino agli stati più sviluppati. Essi li paragonavano ai branchi di pesci che nuotano negli oceani e nei corsi d’acqua, dove ogni specie stabilisce il suo habitat in zone alle quali si adatta in modo sorprendente, alcuni amici dell’uomo altri ostili, alcuni piacevoli a guardarsi altri spaventosi, alcuni che cercano rifugio in recessi quieti o in porti riparati, altri che attraversano vaste distese di acqua. Ugualmente, gli Antichi erano convinti che le varie specie dei Planetari, degli Elementali e degli altri Spiriti abitavano le diverse parti del grande oceano eterico, e che si adattavano perfettamente alle loro rispettive condizioni.
Seconde le antiche dottrine, è il movimento perpetuo inerente alla Luce Astrale che determina l’evoluzione di ognuno dei membri di questa moltitudine di esseri eterei e vari, gli “Dei” superiori e gli Elementali senza anima. La Luce è forza, e quest’ultima è il prodotto della volontà. Questa volontà procede, essa stessa, da un’intelligenza infallibile, poiché è assoluta e immutabile e non ha alcun rapporto con gli organi materiali del pensiero umano: è l’emanazione pura e senza mescolanza della VITA UNA. Dall’origine dei tempi, questa volontà, in armonia con le leggi immutabili, assicura l’elaborazione delle strutture elementari necessarie alle generazioni posteriori che chiamiamo “razze umane”. E tutte queste razze, che appartengono a questo o ad un altro pianeta fra le miriadi che occupano lo spazio, hanno i loro corpi terrestri che si sviluppano in questa matrice, derivando dai corpi stessi di alcune classi di questi esseri elementali, (i germi primordiali degli Dei e degli uomini) che sono quindi passati nei mondi invisibili. Nella “Filosofia Antica”, ciò che Tyndall chiama una “immaginazione educata” non presentava alcun anello mancante. Non c’era alcun vuoto da colmare con ampie speculazioni materialiste rese necessarie dall’assurdo tentativo di risolvere un’equazione della quale si conosce un solo gruppo di fattori. I nostri “ignoranti” antenati consideravano che la legge dell’evoluzione agiva nell’intero universo. Il principio di una serie ininterrotta di forme elementari che vanno per progressione graduale dalla “nebulosa” fino allo sviluppo del corpo fisico dell’uomo, è valevole anche quando è applicato all’emanazione e alla differenziazione progressiva e ininterrotta delle entità, dall’Etere universale fino allo spirito umano incarnato. Queste correnti di evoluzione provenivano dal mondo dello Spirito e andavano fino alla materia grossolana, poi, attraverso questa, ritornavano verso la sorgente di tutte le cose. La “differenziazione delle specie” era, secondo la loro concezione, una discesa a partire dallo Spirito, che è la sorgente del Tutto, fino alla “degradazione della Materia”. In questa scala ininterrotta di manifestazioni successive, gli esseri spirituali ed elementari occupavano un posto ben preciso fra i due estremi, proprio come l’anello mancante di Darwin ne occupa uno fra la scimmia e l’uomo.