Antonio Fogazzaro e la Teosofia

Antonio Fogazzaro e la Teosofia
Il tema del rapporto fra la Teosofia e alcuni scienziati, uomini di pensiero e artisti dell’Otto- Novecento italiano è appassionante e non sempre ha trovato adeguati cultori.
Non si tratta tanto di rintracciare adesioni al movimento teosofico, che pur ci sono state (si pensi in proposito a Maria Montessori), quanto piuttosto di comprendere l’intensità e la qualità delle relazioni e di capire se il pensiero teosofico, con la sua visione del mondo unitaria e sistemica, abbia avuto una qualche influenza nella produzione letteraria, artistica e scientifica dell’Italia di allora.
Di particolare interesse risulta in proposito il lavoro del prof. Marco Pasi dell’Università di Amsterdam, che ha pubblicato un saggio su “Antonio Fogazzaro e la Teosofia. Una ricognizione sulla base di nuovi documenti inediti”. Il saggio di Pasi è stato pubblicato in: Hans Thomas Hakl (a cura di), “Octagon. La ricerca della totalità. Riflessa in una biblioteca dedicata alla storia delle religioni, alla filosofia e, soprattutto, all’esoterismo”, Gaggenau, Scientia Nova, 2017, vol. 3, pp. 231-265.
Il vicentino Antonio Fogazzaro (1842-1911), ha incarnato alcuni ideali di modernizzazione e di progresso nella cultura italiana in generale e in particolare nel cattolicesimo. Pur se ritenuto da taluni un autore “provinciale” per il suo legame con quelle zone del Veneto e della Lombardia dove visse, Fogazzaro ebbe in vita un successo straordinario, che ne fece una delle figure più rappresentative della letteratura italiana, fino ad arrivare a un passo dal conseguimento del Premio Nobel, poi non concesso per il suo atteggiamento remissivo nei confronti della condanna del suo romanzo Il Santo da parte della Chiesa Cattolica.
Marco Pasi nel suo saggio indaga il rapporto fra Fogazzaro e la Teosofia basandosi innanzi tutto sugli scritti dell’autore vicentino, ma porta a conoscenza anche alcuni documenti inediti come la corrispondenza dello scrittore con due figure di spicco del movimento teosofico fra fine Ottocento e inizio Novecento, come Decio Calvari (1863-1937) e Aimée Blech (1862-1930).
Quello che emerge è una certa convergenza fra il pensiero religioso di Fogazzaro e il movimento teosofico, che trova importanti riflessi nelle sue opere. L’autore vicentino, aperto ai concetti evoluzionistici e fautore di un rinnovamento della Chiesa, intravvede la possibilità di una nuova era spirituale. Accusato di modernismo e di teosofismo da talune istituzioni religiose cattoliche vuole difendersi da queste imputazioni e ciò, sottolinea Pasi, “fa sì che l’atteggiamento pubblico di Fogazzaro nei confronti del movimento teosofico evolva dall’iniziale curiosità e apertura verso la presa di distanza e l’ironia”, evidenziando via via “una certa differenza di atteggiamento fra gli scritti di Fogazzaro destinati al pubblico e quelli privati, come le lettere”.
Del notevole saggio di Pasi merita di essere trascritta una delle sue conclusioni. Dopo aver considerato che Fogazzaro “partecipa a un sostrato comune di idee che circolavano liberamente negli ambienti idealisti, antimaterialisti, antipositivisti e spiritualisti dell’epoca”, sottolinea che: “Se consideriamo l’opera dello scrittore nel suo insieme, dobbiamo ammettere che i riferimenti espliciti alla teosofia sono tutto sommato pochi e solo in parte positivi. Ma quei pochi appaiono tutt’altro che insignificanti e sembrano indicare un interesse per le idee teosofiche più grande di quello che Fogazzaro volle generalmente ammettere, sia in pubblico sia in privato. Questo interesse per la teosofia è del resto tutt’altro che sorprendente. La teosofia rientra nel contesto più ampio dell’interesse già noto e indiscutibile di Fogazzaro per lo spiritismo, per la ricerca psichica e le forme eterodosse di misticismo. Tutti questi ambiti non erano impermeabili fra loro, ma erano contigui e facevano parte di un continuum culturale. Avvicinandosi a uno di essi, era facile prima o poi venire in contatto anche con gli altri”.