La Pace non è solo una parola

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Recenti dolorosi fatti di cronaca, come la tragedia di Parigi, hanno riportato l’attenzione sulla violenza devastante che caratterizza il momento presente e che permane come costante temporale, nel comportamento umano, da molti millenni. Facendo ruotare un mappamondo comprendiamo anche visivamente come la violenza e la separatività siano presenti, pur in forme diverse, in pressoché tutti gli Stati, rappresentando una sorta di cartina di tornasole del livello di coscienza dell’umanità ancora alle prese con la possibilità di realizzare davvero comunità prospere, pacifiche, in armonia con natura.
Nel faticoso e doloroso quotidiano, a New York come a Kano, a Parigi come a Kabul, a Gerusalemme come a Gaza e così via, scorrono le immagini di una sostanziale infelicità, il cui peso non risparmia nessuno.
L’egoismo, l’identificazione con il piccolo “io” e con l’interesse particolare, l’affermazione del principio “mors tua vita mea” sembrano dominare la scena, ma non dobbiamo dimenticare che nell’intreccio karmico, spesso tragico, che coinvolge tutta l’umanità e l’intera manifestazione, non sono pochi i segnali confortanti che sono lì a testimoniare la positività e la luminosità, che, contemporaneamente alla negatività, pur caratterizzano l’umano vivere. Il tempo presente non è peggiore di quello passato ed è comunque nel qui ed ora che i valori del Bello e del Buono hanno la possibilità di essere riaffermati e vissuti.
L’uomo di buona volontà – che, è bene ricordare, non giudica i carnefici ma sta sempre dalla parte delle vittime - guarda con profonda compassione tutto ciò che accade e si chiede: “Cosa posso fare io per riaffermare i valori dell’amore e della fratellanza? Quali cambiamenti posso mettere in atto per testimoniare concretamente il mio sentire etico? Come posso ribadire la forza della tolleranza e della libertà di espressione?”.
Gli uomini di buona volontà meditano oggi sul simbolo della rappresentazione alchemica di Salomon Trismosin conservato alla British Library e denominato “Splendor Solis” e si riconoscono in esso.
Il lavoro da fare è enorme e non può che partire da se stessi, per estendersi, anche con l’azione, a beneficio di tutta l’umanità.
Il vero passaggio è quello rappresentato dal superamento dell’egoismo.
In occasione di uno dei suoi ultimi discorsi a Saanen, nel luglio del 1985, Jiddu Krishnamurti osservò: “L’egoismo divide, l’egoismo è la più grande corruzione (la parola corruzione significa spezzare e dividere) e dove c’è egoismo c’è frammentarietà, confusione, violenza – il tuo interesse opposto al mio interesse, il mio desiderio opposto al tuo desiderio, la mia ansia di salire la scala del successo opposta alla tua… quando iniziate ad essere spassionatamente consapevoli del vostro egoismo e a sopportarlo, studiandolo, imparando, osservandone tutte le complicazioni, allora potrete scoprire quando è in atto e quanto sia completamente inutile”.