Il Pi greco (3,14) merita una festa ma anche un pensiero riconoscente

pi greco
Anche il 14 marzo scorso molte iniziative hanno ricordato quello che viene ormai chiamato il giorno del Pi greco (nella grafia anglosassone il 14 marzo viene indicato appunto come 3.14). Si tratta di una vera e propria “festa” promossa per la prima volta nel 1988 dal Museo Exploratorium di San Francisco. Ma perché il Pi greco è così importante? Si tratta di una costante matematica che indica il rapporto fra la circonferenza ed il diametro del cerchio e che viene costantemente utilizzata, come ha ribadito recentemente la NASA ricordando l’utilizzo del Pi greco nella misurazione dei crateri su marte. Il Pi greco viene chiamato anche Costante di Archimede (III secolo a.C.) o, anche, costante di Ludolph.
Pi graco è un numero irrazionale e questa costante matematica è descritta in modo astratto e quindi indipendente da misure. La ricerca delle costanti matematiche è antichissima. XX secoli prima di Cristo i Babilonesi usavano il rapporto 25/8 = 3,125 e gli Egizi 16/9 alla seconda = 3,1605.
Il Pi greco non può essere scritto come quoziente di due interi, è un numero trascendente (ovvero non è un numero algebrico), come ha dimostrato Ferdinand von Lindemann nel 1882. Ciò significa che è impossibile esprimere usando un numero finito di interi, di frazioni e di loro radici. Questo aspetto stabilisce l'impossibilità della quadratura del cerchio, cioè la costruzione con riga e compasso di un quadrato della stessa area di un dato cerchio. Per gli esoteristi Pi greco ha un alto valore simbolico (e anche pratico) perché rappresenta il passaggio dall’armonia del cerchio (il Tutto di un insieme) i cui punti sono equidistanti dal centro, alla realtà concreta della dimensione spazio-temporale (il quaternario inferiore). La sfida per l’Uomo di Buona Volontà è vivere la realtà dello spazio e del tempo collegandola all’eterno ed infinito Tutto.