Glossario

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VAJRA

 
(San.) - Letteralmente, "diamante" ed anche "folgore" o scettro. Nelle opere Indù è l'arma di Indra, simile ai fulmini di Zeus, con cui questa divinità, in qualità di dio del tuono, uccide i suoi nemici. In un secondo momento è diventato simbolo dell'indefettibilità dell'Assoluto, e del vuoto. Nel Buddhismo mistico, era lo scettro magico dei Sacerdoti-Iniziati, degli esorcisti e degli adepti - il simbolo del possesso dei Siddhi, o poteri superumani, tenuto durante certe cerimonie dai sacerdoti e dai teurghi. È anche il simbolo del potere di Buddha sugli spiriti maligni o elementali. I possessori di questo bastone magico sono chiamati Vajrapani.

VAJRACHARYA

 
(San.) - Letteralmente "il Supremo Maestro del Vajira"; è il guru, l'istruttore spirituale degli Yogacharia.

VAJRADHARA

 
(San.) - Letteralmente "colui che detiene la folgore", il Buddha Supremo per i Buddhisti Settentrionali. Detto anche talvolta Vajirapani, è il Logos, il Primo, il Buddha supremo che in tibetano si chiama Dorjechang. È detto anche Dorje-sin, ossia "portatore di fulmini" o "portatore di diamanti". Come Signore di tutti i misteri, egli non può manifestarsi, perciò manda nel mondo della manifestazione Dorjesempa, che rappresenta il secondo Logos.

VAJRAPANI

 
(San.) - Letteralmente "colui che brandisce la folgore", exotericamente è colui che possiede i Siddhi, i poteri sovrumani. Da qui il mantra: Om vajrapani Hum. È il Manjushri, il Dhyani-Bodhisattva (come riflesso spirituale o figlio dei Dhyani-Buddha, sulla terra), nato direttamente dalla forma soggettiva dell'esistenza; una divinità adorata dal profano come un dio, e dagli Iniziati come una Forza soggettiva, la cui natura reale è conosciuta solo dai più alti Iniziati della Scuola Yogacharya, e da essi spiegata.

VAJRASATTVA

 
(San.) - Letteralmente "l'essenza del diamante", il nome del sesto Dhyani-Buddha nel Buddhismo popolare del Nord dove ne esistono solo cinque; nella Scuola Yogacharya, che conta sette Dhyani-Buddha e altrettanti Bodhisattva, con questo termine si designano "i figli della mente" del primo. Per cui, gli Orientalisti si riferiscono a Vajrasattva come ad un "Bodhisattva fittizio". Corrisponde al tibetano Dorjesempa e designa talvolta coloro che hanno l'anima di diamante, ossia i Mahatma completi.

VAJRAYANA

 
(San.) - Letteralmente significa "veicolo di diamante" e sta a designare il Buddhismo tantrico che rappresenta un terzo veicolo, intermedio fra Hinayana e Mahayana, capace di proporre una via diretta alla liberazione. Il "diamante" come nozione caratterizzante è stato assunto quale simbolo della infrangibilità e della trasparenza attribuite al Buddha supremo (Tathagatagarbha). La tecnica del Vajrayana consiste essenzialmente nel riprodurre nella coscienza del meditante il processo che porta l'unità primordiale a dispiegarsi nella molteplicità delle forme apparenti per poi rovesciare l'orientamento e reintegrare il molteplice nell'Unità. A questo scopo vengono usati "supporti" rituali (immagini di divinità, cosmogrammi, ecc.) sui quali il meditante "si appoggia" per costruire un "cosmo" divino. Con la pratica degli yogatantra, i sostegni diventano interiori : i cosmogrammi (mandala) vengono meditati come puri supporti mentali dello stesso processo a due fasi: nella prima il meditante visualizza gradualmente l'immagine estrinsecandola fuori di sè, nella seconda la reintegra in sè stesso con un processo di dissolvimento equivalente al nirvana.

VAJRINI

 
(Tan.) - Condotto sottile che trasporta l'energia psichica all'interno del corpo sottile. Del tutto sconosciuto all'anatomia occidentale.

VALAFRIDO

 
(Sve.) - Nato in Svevia nel 808, morto annegato mentre tentava di attraversare la Loira, nel 849. È il nome vero di Strabone (che significa "il guercio" ed è un soprannome), autore della "glossa ordinaria" alla Bibbia, che ebbe molta fortuna nel Medioevo. Successivamente fu ritenuta una compilazione dalla critica. È anche autore della Visio Wettini, un viaggio nell'oltretomba.

VALASCIALF

 
(Sca.) - Nella mitologia scandinava, è il nome della divina città, tutta d'argento, dalla quale Odino abbassa lo sguardo su questa misera terra.

VALCHIRIE

 
(Sca.) - Nell'antico paganesimo germanico sono esseri femminili, ancelle o Dee guerriere, poste al servizio di Odino, che cavalcano l'aria e l'acqua. Il loro compito era quello di intervenire sul campo di battaglia per scegliere i corpi degli eroi morti e trasferirli nel Valhalla, l'oltretomba loro riservato. Sono oscuri Spiriti della morte in combattimento, talvolta idealizzati come assistenti soprannaturali. Non si conosce il loro numero esatto: 9, 12, innumerevoli. Di alcune si conoscono i nomi: Hild, Gud, Skogul. (Vedi "Walchirie" e "Walhalla").
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