Glossario

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SAKSHI

 
(San.) - Il nome di una lepre, che nella leggenda "La luna e la lepre", si buttò nel fuoco per salvare alcuni pellegrini affamati che non volevano ucciderla. Per questo sacrificio si dice che Indra l'abbia trasferita al centro della luna.

SAKUNTALA

 
(San.) - Eroina del Mahabharata, immortalata da Kalidasa nel famoso dramma a lei intitolato. Leggenda cara agli indù per l'amore, il matrimonio, la separazione, il ricongiungimento finale con il re Dushyanta. Dalla loro unione nacque Bharata, eroe nazionale dell'India.

SAKWALA

 
(San.) - Questa è una bana o "parola" pronunciata da Gautama Buddha nelle sue istruzioni orali. Sakwala è un sistema di mondi o, meglio, di sistemi solari di cui, nell'universo, c'è un numero infinito, ed indica quello spazio verso il quale si espande la luce di ogni sole. Ogni Sakwala contiene terre, inferni e cieli (che in Occultismo significano sfere di bene e di male; la nostra terra è considerata come l'inferno); raggiunge il suo massimo splendore, quindi decade e, infine, è distrutta da periodi regolarmente ricorrenti in forza della legge una ed immutabile. Il Maestro insegnò che sulla terra c'erano già stati quattro grandi "continenti" (la Terra degli Dei, la Lemuria, la Atlantide e l'attuale "continente" della Dottrina Segreta diviso in cinque parti), ed altri tre che devono ancora comparire. Buddha disse che i primi continenti "non comunicavano l'uno con l'altro", un'affermazione che dimostra come egli non parlasse degli attuali continenti già conosciuti ai suoi tempi (poiché Patala, o l'America, era perfettamente nota agli antichi scienziati Indù), bensì delle quattro formazioni geologiche della terra, con le quattro distinte razze-radice che erano già scomparse.

SAKYA

 
(San.) - Il nome della famiglia nella quale nacque Gautama, divenuto poi il Buddha. Letteralmente, Sakya significa "Potenti", ed essi regnavano su un piccolo stato aristocratico, a regime gentilizio patriarcale, in condizioni di fiorente benessere. I Sakya rappresentavano una casta militare, avversa ad ogni tentativo di potere brahmanico. Capitale del regno era Kapilavastu, 250 chilometri circa dall'attuale Benares ed il re era Suddodhana.

SAKYAMUNI BUDDHA

 
(San.) - Il nome del fondatore del Buddhismo, il grande Saggio, il Signore Gautama.

SALADINO

 
(Ara.) - Il vero nome era Salah ad-Din, che significa "equità e benessere nella religione". Fu il primo sultano della dinastia ayyubide di Egitto e di Siria; nacque in Mesopotamia nel 1138, morì a Damasco nel 1193. Curdo, figlio di un emiro fu educato presso Nurandino (Nur ad-Din), alla corte di Damasco. Approfittando del momento di anarchia, si impossessò del potere ed iniziò la sua attività bellica con la campagna di Egitto, a fianco di al-Adid contro Shawar. Nel 1178 conquistò Gerusalemme. Nella tradizione musulmana egli rappresenta il principe che ha saputo validamente ostacolare il consolidarsi di un impero cristiano nel cuore della civiltà islamica. Campione di fede, liberatore di Gerusalemme, ha un posto di rilievo anche nella leggenda cristiana che lo considera eroe e cavaliere, avversario degno di rispetto e di ammirazione. A Saladino si deve l'opera "Dio ed il suo Libro".

SALAMANDRE

 
(Eso.) - Il nome che i Rosacroce davano agli Elementali del Fuoco. L'animale, così come il suo nome, ha un significato più occulto ed è largamente usato in poesia. Il nome è quasi identico in tutte le lingue. Così in Greco, Latino, Francese, Spagnolo, Italiano, ecc. è Salamandra, in Persiano è Samandel ed in Sanscrito è Salamandala. Anche per i cabalisti le salamandre sono spiriti elementali, composti dalla più sottile parte del fuoco, in cui esse vivono. Esse servono i Saggi ma non cercano la loro compagnia. Le loro femmine e le loro figlie si fanno vedere raramente, ma sono bellissime, le più belle di tutti gli altri spiriti, poiché sono costituite dell'elemento più puro. Nell'antichità non mancavano le leggende legate a questi spiriti, ma individuate nell'animale "salamandra", un anfibio lucertide dalla pelle nera screziata di macchie gialle, senza squame. Si credeva che esso vivesse nel fuoco, dentro i vulcani, trasudasse olio bollente ed urinasse acqua forte. Bastava avere in casa il corpo di uno di questi animali per avere sempre fuoco in cucina !

SALAMBÒ

 
(Bab.) - Nome di una delle più note divinità babilonesi, parola il cui significato letterale è "perturbatrice". Questo epiteto si addiceva particolarmente alla divinità per i suoi prepotenti attributi femminili, che la rendevano simile alla Astarte dei Fenici o alla greca Afrodite (Venere).

SALE

 
(Occ.) - L'uso del sale come condimento non è comune a tutte le culture, ma lo si trova presente nelle pratiche religiose di molte civiltà. Per Ebrei, Greci e Romani era un ingrediente indispensabile per il sacrificio; la sua incorruttibilità lo rendeva atto a dar valore ai patti; i Germani giuravano con una mano affondata nel sale; per gli Arabi, mangiar sale assieme equivale a stabilire amicizia ed alleanza. Il sale è purificatore ed in alcuni luoghi, dopo il parto, le donne vengono lavate con acqua salata. Presso alcuni popoli, le persone in lutto non debbono mangiar sale; i sacerdoti dello antico Egitto non mangiavano sale. Il sale assurge anche a simbolo: il sale della sapienza, il sale della vita, ecc.; lo troviamo anche nella liturgia cattolica. Per i Rabbini, il sale è il simbolo della sterilità ed ha facoltà sterilizzanti. Secondo il Bugnet, il sale è un antidoto sovrano contro le potenze dell'inferno perchè, avendo Dio comandato di mescolare il sale nei sacrifici, il diavolo lo prese in odio. Per tale motivo, nel Sabba, le streghe non mangiavano sale.

SALI

 
(Lat.) - O Salii, antichi sacerdoti romani, addetti al dio Marte, in numero di 24 (12 secondo alcuni), che costituivano il più importante sodalizio sacerdotale dopo i Feziali. Erano divisi in due collegi: Palatini (risiedevano sul colle Palatino) e Collini (risiedevano sul Quirinale). Si diceva che il collegio fosse stato istituito da Numa; veniva eletto fra i Patrizi. Al primo di Marzo, i Sali portavano in processione per la città i sacri ancili (gli scudi sacri), battendo le lame sugli scudi, intrecciando danze guerresche e cantando il Carmen saliare. La festa culminava il giorno del Quinquatri. Cerimonie simili si svolgevano anche nel mese di ottobre.
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