Glossario

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S

 
- La diciannovesima lettera dell'alfabeto italiano, corrispondente al sigma greco, al Samech (o allo Shin) dei Fenici e degli Ebrei, alla lettera S latina. Il nome sembra derivi dal Samech fenicio, mentre l'uso deriva forse dallo Shin ebraico. Nelle varie lingue ha assunto le forme più svariate che vanno dalla forma rovesciata alla C alla W sinistrorsa. Nella numerazione ebraica lo shin vale 50, mentre lo shin con la dieresi vale 50.000; nella numerazione greca il sigma maiuscolo accentato vale 200, mentre la forma minuscola preceduta da apostrofo vale 200.000; nella numerazione latina la S vale 7 o 70, con un trattino sopra vale 70 mila; nel Medioevo, la S valeva 7, sovrapposta da un trattino valeva 7000. In Ebraico è la quindicesima lettera, la Samech, considerata sacra perchè "il sacro nome di Dio è Samech". Il suo simbolo è un puntello, o un pilastro, e un uovo fallico. Nella geometria occulta è raffigurata da un cerchio quadripartito da una croce. Nella Kabbalah le "ripartizioni di Gan-Eden o Paradiso" sono suddivise in modo simile. In astronomia, la S indica una classe spettrale di stelle supergiganti, a bassa temperatura; in chimica è il simbolo dello zolfo; in fisica è l'unità di misura della conduttanza (il siemens); in matematica sta per superficie; in medicina per sinistro; in metrologia per secondo; in sismologia indica le onde sismiche trasversali; in geografia indica il Sud; in filosofia sta per soggetto del giudizio, o termine minore del sillogismo, o conversione semplice.

SÀADYAH ben Yosef

 
(Ebr.) - Fayyum 882, Sura 942. Pensatore profondo, fondatore della filosofia ebraica medioevale, scrisse "Il Libro delle credenze e dei dogmi". Si impegnò anche in opere storiche e linguistiche, oltre che in commenti di natura cabalistica (Sepher Yetzirah) ed in libri polemici contro i caraiti.

 
(Psi.) - In psicologia designa l'individuo in quanto consapevolmente si autoesperisce come nucleo permanente e continuativo nel corso dei cambiamenti somatici e psichici, soggettivi e comportamentali, che caratterizzano l'esistenza individuale. Ereditato dalla psicologia filosofica spiritualistica, che lo assumeva come prova empirica dell'alterità dell'anima rispetto al corpo, il sè è passato alla psicologia come categoria concettuale puramente descrittiva. È stato trattato ampiamente da tutti i grandi della psicologia (Freud, Jung, Adler, ecc.) e pertanto non si ritiene di doverne parlare in questa sede. Molto importante, invece, è parlare di cosa intende la Teosofia per sè. Il Sè individuale è l'atomo spirituale, o meglio monadico; è l'Io sono, pura coscienza, diretta e non riflessa. Il Sè superiore è l'Ego spirituale, il Fuoco spirituale, che non cambia mai, lo Spirito Divino Supremo che adombra l'uomo. Finchè esso non si rifugia nell'Atman, lo Spirito Universale, e non si fonde interamente nella sua essenza, l'Ego personale o Ego inferiore o Sè inferiore, continua a perseguitarlo all'infinito. Se l'Ego, o Sè, Superiore non orbita attorno al suo Sole (la Monade), l'Ego inferiore, o Sè personale, avrà sempre il sopravvento, L'immortalità del Sè superiore è data dall'illuminazione che riceve dall'Atman. Esso è il Principio superiore che si incarna, il Nous o Mente, che domina sull'Ego personale, o Ego animale, e lo comanda, a meno che non sia quest'ultimo a trascinarlo verso il basso. Il Sè superiore è il Logos, il Christos, nell'uomo ed è formato dall'unione indissolubile di Buddhi con la fioritura spirituale di Manas. Il Logos, infatti, è Sapienza passiva in cielo e Sapienza attiva sulla Terra; la coscienza del Sè superiore è il più alto stato di purezza raggiungibile sulla Terra. Il processo che conduce al Sè supremo avviene attraverso il controllo dei cinque soffi vitali. Nell'Induismo, il Sè superiore viene chiamato Brahma, ma anche con altri sinonimi equivalenti.

 
-DER (Eb.) - Nome rituale ebraico domestico della cena pasquale, che ha luogo nei primi due giorni della Pasqua. Esso consiste in benedizioni, atti simbolici e lettura, principalmente quella della Haggadah.

SÒ HAM

 
(San.) - Aham = Io, sa = questi, da cui la frase "io sono questi"; una giaculatoria mistica esprimente il principio di identificazione per cui l'Atman, sotto forma di Uomo-Spirito (Purusha), percepisce sè stesso come prima realtà. Una sillaba mistica che rappresenta l'involuzione. Letteralmente, "IO SONO CIÒ".

S'AMBHALA

 
(San.) - Una località molto misteriosa, a causa delle sue colleganze future. Una città, o un villaggio, nominata nei Purana dove, si profetizza, l'Avatar Kalki apparirà. Il "Kalki" è Vishnu, il Messia sul Cavallo Bianco dei Brahmini; il Maitreya Buddha dei Buddhisti; il Sosiosh dei Parsi ed il Gesù dei Cristiani (Vedi Apocalisse). Tutti questi "messaggeri" appariranno "prima della distruzione del mondo", dicono alcuni, prima della fine del Kali Yuga, dicono altri. È a S'ambhala che nascerà il futuro Messia. Alcuni Orientalisti moderni collocano Muradabad nel Rohilkhand (Provincia di Nord Ovest), e la identificano con S'ambhala, mentre l'Occultismo la colloca nell'Himalaya. Si pronuncia Shambhala.

S'UDRA

 
(San.) - L'ultima delle quattro caste che scaturirono dal corpo di Brahma. È la "casta servile" che scaturì dal piede della divinità.

SA

 
(Ori.) - Nella mitologia Babilonese è detto anche Hea ed è la sintesi dei sette Dei. Presso i Calmucchi ed i Mongoli è un idoletto di metallo raro che vanno a cercare nel Tibet e portano appeso al collo come amuleto; l'idolo ha tre teste e quattro braccia. In sanscrito significa "quella" e rappresenta la denominazione simbolica della shakti o della maya. Nei Brahmana denota la realtà obiettiva ma è considerata anche formatrice della voce "saman" che, di volta in volta, assume il significato esoterico di terra, spazio, cielo, costellazioni, ecc.

SABA

 
(Ebr.) - Letteralmente significa "Esercito", ed anche "andare alla guerra".

SABALASWAS

 
(San.) - I figli di Daksha.
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