Glossario

Glossario

Vai alla Bibliografia

KAMA

 
(San.) - Figlio di Vishnu e di Lakshmi (di Sraddha, secondo altri), sposo della Dea Rati, era considerato il dio dell'amore. Corrisponde al Cupido dei Greci, del quale indossa arco e frecce fiorite. Sotto l'aspetto positivo è una potenza cosmica e creatrice, sotto quello negativo è il desiderio malvagio, la cupidigia, la volizione, l'attaccamento all'esistenza. Kama rappresenta uno dei fini dell'uomo (assieme all'utile, alla rettitudine ed alla liberazione dalle rinascite) ed è generalmente identificato con Mara, il Tentatore. È il principio motivante, uno dei sette principi che compongono l'essere umano, il corpo delle passioni e dei desideri. Kama è l'aspetto inferiore del Manas animale, l'anima animale, il quarto principio umano a partire dal basso. Come personificazione è il Re ed il Signore delle Apsaras, è il sentimento che sospinge e conduce la creazione. Egli era il primo movimento che stimolò l'Uno a creare, dopo che questi si era manifestato dal Principio puramente astratto. Nell'Atharva Veda è celebrato come Dio creatore e supremo; il Taittiriya Brahmana lo fa allegoricamente figlio di Dharma; per altri è nato dal cuore di Brahma: è Atmabhu (autoesistente) e Aja (non nato), il Logos. Kama era l'Eros della creazione del mondo e solo più tardi divenne il Cupido sessuale. L'Harivamsha lo dice figlio di Lakshmi, che è la greca Venere. Nei Veda, Mara è il dio delle tenebre, il Caduto, la Morte; ma è anche uno dei primi nomi di Kama, dal quale poi, pare, sia derivata il nome Kumara. Kama corrisponde alla figura di Amore, ha potenza incontrastata sul cuore degli uomini ed anche degli Dei. Molte leggende narrano i suoi successi su asceti che, dopo aver rinunciato alle cose del mondo, vivevano nella penitenza più severa. Kama è "desiderio", "brama", ed è detto anche An-anga (in-corporeo), perchè arso dall'occhio centrale di Shiva, quando cercò di distrarre il dio dall'ascesi. È la potenza cosmogonica del Purusha, la brama radicale di vita nell'essere umano, il massimo ostacolo alla liberazione.

KAMADEVA

 
(San.) - Nell'idea popolare è il dio dell'Amore; nel Pantheon Indù, un Visvadeva. Come l'Eros di Esiodo, degradato a Cupido dalla legge exoterica ed ancor più degradato dal significato poi attribuito a questo termine, così Kamadeva è uno dei soggetti più misteriosi e metafisici. Solo la descrizione Vedica primitiva di Kama dà la nota-chiave di ciò di cui è l'emblema. Kamadeva è il primo desiderio cosciente che tutto abbraccia per il bene universale; l'amore, ma per tutto ciò che vive e che sente, che ha bisogno di aiuto e di benevolenza; è il primo sentimento di tenera ed infinita compassione e di pietà che si innalzò nella coscienza della FORZA UNICA creatrice, appena si svegliò alla vita e all'essere come un raggio dell'ASSOLUTO. Il Rig-Veda dice: "Per primo sorse in ESSO il desiderio, che era il germe primitivo della mente e che i Saggi, indagando con il loro intelletto, hanno scoperto nel loro cuore come il legame che unisce l'Entità alla non-Entità", o il Manas al puro Atma-Buddhi. In questo concetto non vi è alcuna idea di amore sessuale. Kama è preminentemente il desiderio divino di creare felicità ed amore; e fu solo secoli più tardi, quando l'umanità cominciò a materializzare con l'antropomorfizzazione i suoi più elevati ideali in dogmi concisi e secchi, che Kama diventò il potere che gratifica il desiderio sul piano animale. Ciò è dimostrato da quanto è scritto nei Veda e da alcuni Brahmana. Nell'Atharva Veda, Kamadeva è rappresentato come la Divinità Suprema ed il Creatore. Nel Taitariya Brahmana, Kama è il figlio di Dharma, dio della Legge e della Giustizia, e di Sraddha, la fede. In un altro racconto, egli sorge dal cuore di Brahma. Altri lo mostrano nato dall'acqua, cioè dal caos primordiale, o "Abisso". Da qui deriva uno dei suoi numerosi nomi, Iraja, "il nato dall'acqua", quello di Aja, il "non-nato", e di Atmabhu, l'"Auto-esistente". Poiché sul suo stendardo ha il segno di Makara (Capricorno), è detto anche "Makara-Ketu". L'allegoria circa Shiva, il "Grande Yogi" che riduce Kama in cenere col fuoco proveniente dal suo Occhio Centrale (o terzo occhio), per ispirare il Mahadeva (il "grande Dio", altro appellativo di Shiva) con i pensieri della sua sposa - è molto suggestiva, poiché si vuol dire che in tal modo egli riduceva Kamadeva alla primitiva forma spirituale. L'Atharva Veda identifica Kamadeva con Agni.

KAMADHATU

 
(San.) - Una regione che include il Kamaloka, detta anche Kamavatchara. Nelle idee exoteriche, è il primo dei Trailokya - o tre regioni o sette piani o gradi (che si applicano anche agli esseri celesti), ognuno rappresentato approssimativamente da una delle caratteristiche principali: cioè, da Kama, Rupa ed Arupa, ovvero le regioni del desiderio, della forma, del senza forma. Il primo dei Trailokya, Kamadhatu, è dunque composto dalla terra e dai sei Devaloka inferiori, e la regione terrestre è seguita da quella del Kamaloka. Queste regioni, prese insieme, costituiscono i sette gradi del mondo materiale della forma e della soddisfazione sensoriale. Il secondo Trailo-kya (o Trilokya) è chiamato Rupadhatu o "forma materiale", ed è anch'esso composto da sette Loka o località. Il terzo è Arupa-dhatu o "loka immateriale". La traduzione del termine dhatu con la parola "Località" è errata perchè dhatu non significa affatto un "posto", in nessuna delle sue applicazioni particolari. Per esempio, Arupadhatu è un mondo puramente soggettivo, uno "stato", molto più che un luogo. Ma siccome le lingue Europee non hanno termini metafisici adeguati per esprimere certe idee, possiamo solo segnalare le difficoltà di traduzione.

KAMADHENU

 
(San.) - Ed anche Kamadhuk, è la vacca dalla quale "si munge (dhuk) tutto ciò che si desidera (kama)". È il nome della vacca che simboleggia il potere del Brahmano, ed anche la primordiale partecipazione alla coscienza ed alla vita totali.

KAMAKURA

 
(Gia.) - Città del Giappone nella quale si trova una colossale statua del Buddha.

KAMALOKA

 
(San.) - Letteralmente "mondo del desiderio", è il piano semi-materiale, soggettivo ed invisibile per noi, dove le "personalità" disincarnate (il corpo astrale dopo la morte del corpo fisico), le forme astrali chiamate Kamarupa, rimangono, fino a quando vi spariscono dopo l'esaurirsi completo degli effetti di quegli impulsi mentali che hanno creato questi eidolon di passioni e di desideri umani (Vedi "Kamarupa"). È l'Ade degli antichi Greci, l'Amenti degli Egiziani, la terra delle Ombre Silenziose; una divisione del primo gruppo dei Trailokya (Vedi "Kamadhatu"). Viene detto anche Limbo (dai Cristiani) e Dimora dei Gusci (dai Cabalisti).

KAMARUPA

 
(San.) - Il quarto principio umano, partendo dal basso, il corpo del desiderio e delle passioni, la forma astrale del corpo umano. Esso brucia violentemente durante la Vita nella Materia, finendo con la sazietà; è inseparabile dall'esistenza animale. Corrisponde all'egizio Seb, l'anima atavica. Esso è una forma soggettiva che la persona crea da sè mediante i pensieri ed i desideri. Questo corpo creato istante dopo istante nel corso della vita, al momento della morte si proietta nel mondo astrale. Metafisicamente e nella nostra filosofia esoterica, è la forma soggettiva creata dalla mente, dai desideri fisici e dai pensieri in connessione, per tutti gli esseri senzienti, con gli oggetti della materia; una forma che sopravvive alla morte dei loro corpi. Dopo questa morte, tre dei sette "principi" - o, come noi diciamo, dei piani dei sensi e della coscienza sui quali agiscono di volta in volta gli istinti umani e l'ideazione umana - ovvero il corpo, il suo prototipo astrale e la vitalità fisica - che ora non hanno più alcuna utilità, rimangono sulla terra; i tre principi superiori, raggruppati in uno solo, vengono assorbiti nello stato di Devachan, stato nel quale l'Ego Superiore rimarrà fino al momento in cui sopraggiunge una nuova incarnazione; l'eidolon dell'ex Personalità è lasciato solo nel suo nuovo soggiorno. Qui la pallida copia dell'uomo che fu vegeta per un periodo di tempo la cui durata è variabile secondo l'elemento di materialità che è in essa, e che è determinata dalla vita passata del defunto. Privata com'è della sua mente superiore, dello spirito e dei sensi fisici, essa è lasciata interamente sola ai propri insensati espedienti; gradualmente sbiadisce e si disintegra. Se, però, viene trascinata violentemente allo indietro, sulla sfera terrestre, dai desideri passionali, o dalle invocazioni degli amici sopravvissuti, o dalle regolari pratiche di negromanzia - di cui la medianità è la più perniciosa - il "fantasma" può prolungare la sua esistenza al di là del periodo di vita naturale del suo involucro. Una volta che il Kamarupa ha imparato la via che lo riconduce verso i corpi umani viventi, dove si nutre della vitalità di coloro che sono tanto desiderosi della sua compagnia, esso diventa un vampiro. In India questi eidolon sono chiamati Pisacha e sono molto temuti, come è stato già spiegato altrove.

KAMASUTRA

 
(San.) - Detto anche Kamasastra, è il nome del "Trattato dell'Amore" scritto dal brahmano Vatsyayana in epoca non ben determinata (forse il 500 d.C.). È un trattato sull'amore sessuale, concernente l'amore fisico, il più antico ed il più importante trattato di ars amatoria che l'India ci abbia tramandato. Scritto in sanscrito, in prosa ed in versi, il suo contenuto può apparire osceno al mondo occidentale; ma non è così per gli Indù che vedono nell'amore sessuale uno dei tre fini dell'esistenza (kama, dharma, artha).

KAMAVAICHARA

 
(San.) - Lo stesso che "Kamadathu".

KAMEA

 
(Eb.) - Un amuleto, generalmente un quadrato magico.
Vai alla Bibliografia