Glossario

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IMMAGINAZIONE

 
- In Occultismo non dev'essere confusa con la fantasia, poiché essa è uno dei poteri plastici dell'Anima superiore; è anche la memoria delle precedenti incarnazioni e, benchè sfigurata dal Manas inferiore, poggia, però, sempre sul terreno della verità. È la facoltà di rappresentarsi cose non date attualmente alla sensazione. La sua utilità in campo filosofico è argomento quanto mai controverso. La teoria dell'immaginazione comincia con Platone, che ne poneva la sede nel fegato, e la considerava staccata dalla sensazione. Aristotele la considera legata alla sensazione, come proseguimento dell'attività dei sensi. Secondo Plotoni, l'immaginazione è utile per la formazione delle immagini generali che aiutano l'intelletto a risalire dalle molteplici sensazioni ai concetti, perchè essa riveste già un ruolo nel processo di derivazione delle cose sensibile dall'Uno, il culmine di tutto il reale. Per dare origine al mondo dei molteplici enti sensibili, l'Uno ha bisogno di una scala di mediazioni : in questa scala il gradino più basso è occupato dall'anima e, nella anima dall'immaginazione. Attraverso l'immaginazione l'anima informa e vivifica la materia. Nella corrente di idee più recente, l'immaginazione ha subito varie interpretazioni che, ad onor del vero, non sono gran che utili ai fini della conoscenza esoterica.

IMMAGINE

 
- L'Occultismo non ammette altra immagine se non quella della figura vivente dell'uomo divino sulla terra (il simbolo dell'Umanità). La Cabala insegna che questa Immagine divina, la copia della sublime e santa Immagine superiore (gli Eolie), si è ora cambiata in un'altra similitudine dovuta allo svilupparsi della natura peccaminosa dell'uomo. È solo la divina Immagine superiore (l'Ego) che è rimasta la stessa; quella inferiore (la personalità) è cambiata e l'uomo, che teme ora le bestie selvagge, si è sviluppato fino a portare sul suo viso la somiglianza con molte di esse (Zohar, I, fol. 71a). Nel primo periodo dell'Egitto non esistevano immagini; ma più tardi, come dice Lenormand, "nei santuari di Egitto essi divisero le proprietà della natura e conseguentemente della Divinità (gli Elohim, o Ego) in sette qualità astratte, ognuna caratterizzata da un emblema quali la materia, la coesione, il flusso, la coagulazione, l'accumulazione, la posizione e la divisione". Questi attributi sono tutti simboleggiati in diverse immagini.

IMMAH

 
(Eb.) - Madre, in contrapposizione ad Abba, il Padre.

IMMAH ILLA

 
-AH (Eb.) - La più alta madre, un nome dato a Shekinah.

IMMANENZA

 
(Fil.) - Immanente è ogni realtà che non trascende la sfera di un'altra realtà, cioè che non esiste separata ed indipendente da quella, bensì è con essa in rapporto di coessenzialità reciproca. Per gli scolastici è il carattere dell'azione che resta allo interno di colui che la compie (in-maneo=rimango in); ad esempio, è immanente l'atto del vedere o del conoscere, in quanto ha effetto su vedente o conoscente, ma nessun effetto sulle cose vedute o conosciute. In questi termini Spinoza formula il proprio panteismo: Dio è causa immanente, e non transitiva (transiens=che passa in altro), rispetto al mondo. Per Kant, la metafisica immanente (conoscenza a priori che rimane nell'ambito dell'esperienza possibile) è l'opposto della metafisica trascendente (conoscenza che oltrepassa i limiti di ogni conoscenza possibile).

IMMATERIALISMO

 
(Fil.) - È la posizione filosofica di Berkeley, il cui scopo centrale fu quello di dimostrare l'insostenibilità della comune credenza relativa all'esistenza della materia. Egli sostiene che l'essere delle cose consiste nel loro essere percepite e che l'affermazione di una materie esistente di per sè, senza essere percepita, è sterile e contraddittoria.

IMMOLARE

 
(Rel.) - Letteralmente significa "infarinare" e deriva dal fatto che i sacerdoti pagani avevano la consuetudine di consacrare le vittime, prima di ucciderle, ponendo loro sul capo la mola salsa, composta di farro tostato e macinato, mischiato con sale. In seguito il termine acquisì il significato odierno : uccidere in sacrificio, sacrificare, consumare il sacrificio, cosa diversa dall'atto antico che consisteva in un semplice preliminare del sacrificio.

IMMORTALITÀ

 
(Rel.) - Dottrina per cui l'anima sopravvive, in forma personale, alla morte del corpo; in senso eccettivo, può anche essere impersonale, ma allora si deve parlare di altro. Nella concezione platonica, l'anima individuale sopravviveva al corpo conservando attributi singolari specifici; per Aristotele era l'intelletto a sopravvivere. Diceva Platone : "Ogni anima è immortale, perchè ciò che necessariamente si muove è immortale ... ciò che si muove da sè non cessa mai di muoversi". Aristotele, invece, sostiene che non l'anima personale, ma il solo intelletto, in quanto principio semplice ed incorruttibile, è immortale; egli sosteneva "l'anima può essere immortale, non tutta; ma la mente, tutta è impossibile, forse". Averroè nega l'immortalità dell'anima individuale; solo un intelletto unico ed universale non è soggetto alla morte, mentre gli intelletti singoli, legati alle anime individuali, nascono e muoiono con il corpo. La scolastica, invece, accetterà l'immortalità dell'intelletto individuale, ed anche dell'anima individuale. Nel Rinascimento la contrapposizione continua senza risultati definitivi, mentre nella filosofia moderna l'immortalità dell'anima viene abbandonata come assunto teoretico, ed è concepita come principio etico. Per Kant l'immortalità è un postulato indimostrabile : se la perfezione morale è un processo all'infinito, esso è possibile solo con un'esistenza che continui all'infinito. Oggi si tende a negare l'immortalità dell'anima. Nel Cristianesimo, il concetto di immortalità è legato a quello di resurrezione, con grosse complicazioni alle quali i teologi hanno dato spiegazioni diverse. Il concetto di immortalità nasce come incompleta distinzione fra lo stato ante-mortem e quello post-mortem, ovvero come incapacità di immaginare uno stato diverso da quello di vita. Il cadavere immobile lascia pensare a qualcosa che è fuggita da esso, un'anima o uno spirito, incorporei, che vanno a vivere chissà dove. Con il culto dei morti nasce l'idea della rinascita dei morti nei suoi discendenti. La morte di personaggi importanti crea il culto degli Eroi, tradizione molto sviluppata nella civiltà greca. Nei Veda l'immortalità è riservata solo agli Dei, ma si prevede un paradiso per gli uomini giusti. Nelle Upanishad si parla di una immortalità impersonale, ovvero di una identificazione dell'uomo con il Brahman, l'anima del mondo. Il Buddhismo, con la dottrina del Nirvana, introduce una immortalità personale; poiché tale stato di beatitudine, tuttavia, richiede un perfezionamento che non si può fare in una sola vita, propedeutica all'immortalità è la reincarnazione. Per gli Ebrei, i trapassati vanno nell'oltretomba, come ombre. Solo in un secondo momenti si parlerà di resurrezione collettiva e di sopravvivenza individuale.

IMPERO

 
(Sim.) - È simbolizzato all'aquila, emblema della potenza. Ne parla Ezechiele dapprima, poi la troviamo a rappresentare Nabuccodonosor, monarca di Babilonia, che porta in esilio il popolo ebreo dopo aver conquistato Gerusalemme. Le ali distese indicano i numerosi eserciti di Nabuccodonosor, la lunghezza delle membra il lungo tempo del regno, le penne la ricchezza, le unghie il terrore delle armi, ecc. In Europa molte monarchie si sono fregiate di questo simbolo, gli Asburgo hanno scelto addirittura un'aquila a due teste!

IMPETRARE

 
(Rel.) - Il senso comune di questo termine è : ottenere con preghiere quel che si chiede. Ma Dante e Petrarca lo usarono nel significato "convertire in pietra".
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